Nelle aule dell'Accademia di Belle Arti di Firenze, che ho frequentato dal '92 al '96, parlare di fumetto era come dare dello sporco negro ad Evander Holyfield. L'argomento era bandito e marchiava gli appassionati come rincoglioniti da una sottocultura di serie B. Io, giusto per adeguarmi, finii il mio corso di studi con una tesi su Andrea Pazienza, Lorenzo Mattotti, Bill Sienkiewicz e Dave McKean.
Negli anni, poi, grazie a preziose iniziative come quella di Repubblica, il fumetto ha assunto una dignità sempre maggiore, perfino negli stessi ambienti accademici. C'è voluto più di un secolo ma, come si suol dire, meglio tardi che mai.
Un paio di giorni fa un'email dell'amico Gianluca Caputo mi mette a conoscenza che sono su Wikipedia.
IO?! Questa è bella. Non so chi abbia avuto l'iniziativa, ma colgo l'occasione per ringraziare l'ignoto biografo per avermi inserito nella più grande enciclopedia virtuale esistente. Certo, non sarà la Treccani, ma mi ha fatto comunque piacere.
Tuttavia di fumettisti ne mancano ancora tanti altri, quindi... DATECI DENTRO!
14 settembre 2006
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8 commenti:
cliccate qui per vedere la pagina di wikipedia
Via ho messo anche il linkino e complimenti signor caluri!
Io so chi è stato. Un mio amico dopo che a Berlino gli ho fatto leggere una copia del Vernacoliere ed è rimasto folgorato (dal frigo dell'ostello).
Ciao,
Pierluigi
E' vero... infatti se cerchi Daniele Caluri su Google esce fuori la voce su Wikipedia.
Compliments ;)
Ciao Danielone, fosse una 'osa bona ti farei santo subito, bravo, madonna aiutami a dì bravo! c'hai un sito che è una furminata. solo che.. i fumetti, dio bonino, un li potevi mette un po' più grandi mi ci fai venì le cispie dio bonino... (
Più che altro son compressi da far onco... già le scritte son piccole, poi strizzali in quel modo...
Dave McKean?
W esso!
W Gaiman!
Don Zauker Papa subito!
Caluri sulla Treccani!
badalo... bellino il sito.
circa la relegazione dei fumetti in una sottocategoria rispetto alle presunte arti maggiori, beh, perché no?
la stessa cosa accade da secoli alla comicità, almeno da quando s'è perso il fantomatico scritto sulla commedia di aristotele.
ma i "generi popolari" traggono la loro forza proprio dall'essere subalterni e parassitari, dalla loro condizione endemica di parodianti.
e se se la tirano troppo, da colti, da importanziosi (come direbbe corinna), finiscono per morire d'una pessima morte...
ciao camozzy,
sentiamoci presto
Sai l'invidia del Pagani? Adesso ci pensano i Budiuli a creare la sua paginetta su Wikipedia!
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