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Non ero mai stato a Napoli Comicon.
C'è davvero poco da dire: è una kermesse fantastica. Non una delle ormai decine di fiere in Italia ha la stessa cura e attenzione riservate agli ospiti come quella partenopea, e ringrazio ancora Claudio Curcio, Luca Boschi e gli altri (numerosissimi) membri dello staff per avermi invitato e per il trattamento riservato.
Gente fantastica, un posto da urlo, mostre bellissime, vecchi e nuovi amici. Lo dico senza vergogna, in fiere così faccio l'altalena fra i ruoli di autore e di fan: quando mi capita di conoscere autori che stimo e ammiro da anni faccio come tutti gli altri la fila per il disegnino, che poi mi guardo e scruto per ore (o secondi).
Se poi il personaggio in questione è una leggenda vivente, mi capita di ritrovarmi improvvisamente e incontrovertibilmente NERD e scattarmi una foto insieme, come nel caso di Juan Gimenez (sopra).
Auguro a tutti gli appassionati che non avessero mai visitato il Comicon di Napoli di prenotare già da ora per l'anno prossimo. E' un ordine tassativo.
Purtroppo ogni meraviglia ha un suo scotto da pagare, e nel mio caso è avvenuto nel viaggio di ritorno. Nel mio scompartimento, infatti, si è verificato l'unico incubo peggiore della bambina urlatrice.
Due bambine urlatrici.
Ore 17,50. Poco dopo essermi tuffato avidamente nella lettura di un libro appassionante*, all'altezza di Aversa si sono manifestati NEI POSTI DAVANTI A ME due rappresentanti dei più profondi gironi infernali, incarnatisi per l'occasione in una coppia di sorelle di 4-5 anni, che hanno cominciato a cantare ininterrottamente ultrasuoni che celebravano le gesta di macchine del capo che hanno un buco nella gomma, porcellini stupidini che non vogliono essere fatti a fette e altri componimenti il cui unico scopo è l'ostilità alla concentrazione altrui.
Speriamo scendano alla prossima è stato l'unico mantra che mi ha sorretto nei ristretti confini della sanità mentale.
Poi ho scoperto che andavano a Chiavari.
Ho invocato deragliamenti, assalti di briganti ciociari, reincarnazioni d'Erode, ma nulla.
La mamma, il Signore del Turpiloquio Atroce l'abbia in gloria, era troppo intenta a scrutare le importantissime notizie fornite da Chi per prendersi cura dei suoi piccoli angeli che reclamavano da lei attenzione.
Riposto con cura il libro, alle 22,45 ho baciato il suolo natìo.
L'anno prossimo vado in macchina.
* Manituana, del collettivo Wu Ming.